Should we treat distal venous thrombosis?
In all people equally or only in those at risk of progression?
Should the therapy have the same intensity and duration as a proximal thrombosis?
And can we use direct anticoagulants, even if the registration studies did not include distal thrombosis?
On the subject there have been several meta-analyzes, some more in favor, others less.
Basically it seems that the treatment of distal venous thrombosis does not have a great impact on the risk of pulmonary embolism and on mortality, but has an efficacy only on the progression towards the more proximal venous axes.
Basically, it seems that the bleeding risk in many cases outweighs the benefit of treatment, to the point of justifying treatment only in patients with a high risk of disease progression (such as symptomatic thrombosis in patients with little mobilization or with underlying neoplasia).
Numerous trials have taken place on the subject that is still debated.
This multi-center retrospective study evaluated the efficacy and safety of warfarin treatment compared to direct anticoagulants in patients with distal deep vein thrombosis from 2013 to 2020, residing in the USA.
Patients were to start treatment within 24 hours of diagnosis.
Patients with previous venous thromboembolism, SARS-CoV-2, thrombophilia were excluded.
Out of a court of approximately 6,500 patients, 5,000 were treated with DOAC.
Using propensity matching for age, gender, ethnicity, and comorbidity, the DOAC cohort had a significantly lower incidence of PE (1.795% vs 3.590%; p = 0.0020) and major bleeding (7.949% vs 10.513%). ; p = 0.0134).
The differences in the incidence of mortality, DVT, myocardial infarction and stroke were not statistically significant.
The data is encouraging because they tell us that patients receiving DOAC for the treatment of distal thrombosis have a significantly lower risk of pulmonary embolism and a lower incidence of major bleeding than patients receiving warfarin.
With due caution, linked to the nature of the study, the authors state that DOACs are superior to warfarin for the treatment of DDVT.
That said, the study guarantees valid evidence support to vascular physicians, who in clinical practice have long used DOACs in distal thrombosis as well as proximal ones.
DOAC per la trombosi distale. Sicuro che sia sicuro?
Dobbiamo trattare la trombosi venosa distale?
In tutti allo stesso modo o solo in chi è a rischio di progressione?
La terapia deve avere la stessa intensità e durata di una trombosi prossimale?
E possiamo utilizzare gli anticoagulanti diretti, anche se gli studi di registrazione non hanno incluso le trombosi distali?
Sull’argomento si sono succedute diverse metanalisi, qualcuno più a favore, altre meno.
In sostanza sembra che il trattamento delle trombosi venose distali non abbia un grande impatto sul rischio di embolia polmonare e sulla mortalità, ma abbia una efficacia solo sulla progressione verso gli assi venosi più prossimali.
In sostanza, sembra che il rischio emorragico in molti casi superi il beneficio del trattamento, al punto da giustificare il trattamento solo nei pazienti con alto di rischio di progressione di malattia (come le trombosi sintomatiche in pazienti poco mobilizzati o con neoplasia sottostante).
Numerose metanalisi si sono succedute sull’argomento che è ancora dibattuto.
Questo studio multicentrico retrospettivo ha valutato l’efficacia e la sicurezza del trattamento con warfarin rispetto agli anticoagulanti diretti in pazienti con trombosi venosa profonda distale dal 2013 al 2020, residenti negli USA.
I pazienti dovevano iniziare il trattamento entro 24 dalla diagnosi. Erano esclusi pazienti con pregresso tromboembolismo venoso, SARS-CoV-2, trombofilia.
Su una corte di circa 6500 pazienti, 5000 sono stati trattati con DOAC.
Utilizzando la corrispondenza della propensione per età, sesso, etnia e comorbidità, la coorte dei DOAC ha avuto un'incidenza significativamente più bassa di EP (1,795% vs 3,590%; p=0,0020) e sanguinamento maggiore (7,949% vs 10,513%; p=0,0134).
Le differenze nell'incidenza di mortalità, TVP, infarto miocardico e ictus non erano statisticamente significative.
I dati sono incoraggianti perché ci dicono che i pazienti che ricevono DOAC per il trattamento della trombosi distale hanno un rischio di embolia polmonare significativamente più basso e una minore incidenza di sanguinamento maggiore rispetto ai pazienti che ricevono warfarin.
Con le dovute cautele, legate alla natura dello studio, gli autori affermano che i DOAC sono superiori al warfarin per il trattamento della DDVT.
Detto questo, lo studio garantisce un valido supporto di evidenze ai medici vascolari, che nella pratica clinica utilizzano da tempo i DOAC nelle trombosi distali al pari delle prossimali.
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